EDOCULTURA: CINEMA ARGENTO: NON HO SONNO (2001)

TRAMA:

Il film racconta una serie di efferati omicidi a opera di uno spietato serial killer, conosciuto come il Nano Assassino. Tutto ha inizio quando Giacomo Gallo diventa involontariamente testimone dell’uccisione della madre. A indagare sulla morte della donna è Ulisse Moretti, che arriva a incastrare il presunto colpevole, Vincenzo de Fabritiis. Questi, però, viene trovato morto apparentemente suicida e il caso viene archiviato. Passano quasi vent’anni e l’omicidio sospetto di due prostitute fa pensare al ritorno del Nano Assassino, o di qualcuno che voglia emularlo. Il commissario Manni, che ora si occupa delle indagini, contatta Moretti sperando in una sua collaborazione, data l’esperienza passata. Nel frattempo gli omicidi non si fermano e, tutte le volte, il killer lascia una figura di animale sul cadavere.

Viste le similitudini con i casi precedenti, Giacomo decide di affiancare Moretti e aiutarlo per dare finalmente un nome all’assassino e, forse, fare giustizia anche per sua madre. Quando sembra che i due siano a un passo dalla verità, l’ex commissario ha un infarto e muore sul colpo. Riuscirà il giovane a risolvere l’enigma da solo?

Curiosità: In questo film il regista torna alle sue origini riprendendo alcuni elementi caratteristici che nel tempo sono diventati un suo marchio di fabbrica. Gira il film a Torino, sceglie le musiche dei Goblin, sviluppa una storia basata su di un assassino misterioso. Si tratta dell’unica pellicola di Argento in cui le mani guantate dell’omicida non sono le sue, per via del fatto che i guanti usati dall’assassino erano di una taglia troppo grande rispetto alle mani del regista.

La pellicola è stata presentata in anteprima mondiale a Torino il 4 gennaio 2001.

Il film è stato accolto in maniera discordante dalla critica dell’epoca. C’è chi ha apprezzato come il regista sia riuscito ad offrire nuovamente quelle che sono le sue classiche tematiche usandole sapientemente e in modo tale da incutere spavento in chi osserva. E chi, invece, a momenti di elevato livello stilistico ne vede alternarsi altri molto più imbarazzanti.

Edoardo Mastrocola

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