Le Recensioni di Edo: Cristian Bugatti di Bugo (2020)

A distanza di un anno dall’ultima pubblicazione: “RockBugo” del 2018, arriva nei negozi e sulle piattaforme digitali “Cristian Bugatti” il nuovo album del formidabile cantautore Bugo.

Da sempre considerato l’esponente più conosciuto tra i meno conosciuti della scena indie-rock indipendente italiana, con la partecipazione con Morgan a Sanremo, il cantautore ha trovato quella popolarità “mainstream” che non aveva.

L’album ad un primo ascolto suona subito come un disco molto orecchiabile (ed infatti lo è) ma non sempre (come i veri appassionati di musica sanno) i dischi al primo ascolto sono orecchiabili. Rispetto ai precedenti album, ha un suono molto pop e sonorità che riportano ad un passato musicale anni’80 e non solo. La copertina con Bugo vestito con colori sgargianti, seduto su una sedia con uno sfondo colorato risalta sugli scaffali dei negozi e non solo.

Ora cercherò di analizzare l’album brano per brano:

1. Quando Impazzirò: Questo pezzo nasce dall’idea che la follia sia parte dell’animo umano. Quella patologica può far male, ma Bugo parla della follia positiva, alla base della creatività. Ed è la ragione per cui gli artisti sono tutti un po’ folli: quando esci fuori dalle regole – quando impazzisci, in un certo senso – stai meglio, ti senti più libero. E in fondo parla anche di amore, perché alla fine le sue canzoni non hanno mai un significato unico.

2. Sincero (feat. Morgan): Qui racconta lo scarto tra le nostre ambizioni e la realtà. Le strofe sono un elenco di tutte le cose che ci dicono quotidianamente di fare: ricordati di fare benzina, di bere responsabilmente, le buone intenzioni… Cose che a furia di ripeterle diventano pure noiose, no? E poi arriva il ritornello che con quel “volevo”, verbo al passato, smaschera la caduta del sogno. “Volevo fare il cantante”, dico, ma avrei potuto dire anche il dottore, l’astronauta… Il senso della canzone, comunque, è che bisogna accettare che non tutti i sogni si possono avverare, l’importante è conservare la propria sincerità, essere ciò che si è. Questa canzone era già pronta dall’aprile scorso però per Bugo la canzone era incompleta o perlomeno credeva che alla canzone mancasse qualcosa o forse è meglio dire qualcuno! La inviò a Morgan a cui piacque subito e decise di inciderla con Bugo e ad oggi dopo il “litigio” la canzone dopo quel fatto si è rivelata una delle canzoni più belle del festival ed è spiccata in alto nelle classifiche.

3. Come mi Pare: Un brano che è un manifesto,è la sua carta d’identità, lo descrive. Perché lui davvero vuole fare quello gli pare, ma non come quelli anarchici che criticano sempre gli altri: troppo facile fare i ribelli così, prendendotela con chi ti sta attorno. No, lui vuole essere se stesso restando in mezzo alla gente. Come i suoi punti di riferimento, come Vasco, come Celentano, che nella loro grandezza sono sempre rimasti degli outsider».

4. Al Paese: Un ritratto della vita di paese, che conosce bene essendo cresciuto a Cerano, fuori Novara. Il tema di fondo è nuovo per lui, lo affronta anche in un’altra traccia del disco, “Mi manca”: è la nostalgia del passato espressa da una persona che nostalgica non è. Perché lui non tornerebbe mai a vivere al paese, adora le metropoli, però ci sono momenti in cui la vita semplice di paese affiora nei ricordi riportando a galla le sue e le nostre origini, ciò che era e che eravamo. Allora ecco il poliziotto che va a ballare nel weekend, gli incontri al bar, i pettegolezzi, la ragazzina che sogna di scappare chissà dove e lui che nel ritornello canta “altro che America, quella dei cinema”, perché in fondo è un “italiota”, gli piace molto l’Italia: quei versi sono uno slancio di autostima in un Paese dove tutti si lamentano e nessuno guarda alle cose belle. Invece noi italiani sappiamo uscire dalle difficoltà a testa alta, dovremmo valorizzarla questa nostra capacità di reagire».

5. Che Ci Vuole: Un’invettiva ironica, ma tremenda, benché velata da un arrangiamento molto pop, contro i furbetti che timbrano il cartellino e poi vanno al mare, contro la faciloneria di chi pensa che per scrivere una canzone che ci vuole?, basta buttare giù due parole, due note. Non è così, come dice in questo pezzo che è anche una canzone d’amore, perché in fondo chi se ne frega?, “a me ci vuole te”. Che è un verso che gli piace molto, parecchio “celentanesco”. Ironia vuole che canti anche “che ci vuole a tirarsela un po’, basta dire che Sanremo fa cagare, che ci vuole a diventare famosi, basta un vaffanculo in tv”. Ma non è preveggenza, il fatto è che è ormai talmente palese che la gente vada in televisione per mandare a cagare gli altri…».

6. Fuori dal Mondo: Quanto è bella questa vita se con il proprio partner si riesce a costruire una dimensione sentimentale e di complicità che è un universo a parte? Questo brano parte da questa constatazione sull’amore, argomento difficile da trattare in musica, ma su cui gli viene naturale scrivere. Sarà che a volte ciò che si prova per la persona che si ha accanto è davvero l’unico angolino di gioia che ci resta, per cui hai solo voglia di urlare “non svegliateci e andate tutti all’inferno”». Certo, questa è una canzone, nella realtà non è facile non lasciarsi scalfire da ciò che avviene là fuori, ma lui è anche convinto che se hai dei valori sei comunque più forte di tutto quel che può accaderti intorno. È per questo che è sceso dal palco dell’Ariston: perché il mondo è quello, il mondo è il vaffanculo in tv, ma lui, pur se difettoso come tutti, ho dei valori, una dignità».

7. Mi Manca (feat. Ermal Meta): Il pezzo più malinconico dell’album. Ha voluto interpretarlo con un uomo e non con una donna, perché ci teneva si capisse senza rischio di fraintendimenti che nel testo parla di due amici che con la memoria tornano ai tempi passati, a quando da ragazzini giocavano a pallone, pagavano qualcosa con le figurine, tiravano sassi contro i vetri delle fabbriche, non vedevano l’ora di uscire di casa per andare a comprarsi le caramelle. Altro che l’età adulta con tutte le responsabilità che implica. È una canzone potente, lacerante, che vuole emozionare, smuovere, arrivare dritto al cuore e spaccarlo in due nel modo più bello. Ne và fiero.

8. Un Alieno: Lo definiscono un alieno da sempre, qui è come se rispondesse: ok, sarà così, ma “non mi dite che questa è vita, tra le zanzare e il ritmo americano, il cocktail con l’ombrellino”. Ossia: per me i pazzi siete voi. E lo dice su un ritmo ballabile, positivo. Del resto non è uno da feste mondane, da party con i vip, con la sua famiglia conduce una vita molto semplice».

9. Stupido Eh?: Un’altra canzone d’amore, stupido eh? Perciò questo brano s’intitola così, perché l’argomento potrebbe sembrare banale. In questo caso lo affronta con un pezzo pop, sì, ma che è anche il più sperimentale dell’album, visto il ritornello che anziché esplodere frena e data la coda strumentale finale che ha voluto per chiudere il disco con un po’ di aria. Tornando al tema di fondo, beh, lui è uno che si vive il rapporto di coppia in modo totale, nel senso che ci si butta a capofitto, ma senza annullarsi, restando integro. Anzi, con quel “totale” intende proprio dire che amare non può significare soltanto darsi, donarsi, non può essere solo dire “ti amo” o “sei bella”, comprende anche il “che cazzo vuoi?”, “che diritti hai su di me?” (Che diritti ho su di te è una delle canzoni migliori del repertorio di Bugo). È per questo motivo che l’amore è così bello, perché racchiude tutte le sfumature della vita. Ma se ti annulli per l’altro allora no, allora è la fine, è una trappola».

Un grazie speciale a Radio Agorà 21 che mi hanno concesso questo spazio e spero che continuerà a farlo. Un ringraziamento particolare a Beppe e a Umby per la loro approvazione e per il loro supporto.

Al prossimo articolo

Edoardo Mastrocola

Lascia un commento