EDOCULTURA: ECCE CARAVAGGIO DI VITTORIO SGARBI (2021)

Edito da La Nave di Teseo, collana I Fari

Ogni stagione ha il suo Caravaggio. Questa è la più propizia, perché l’apparizione dell’Ecce Homo a Madrid è stata accompagnata da un coro di consensi senza precedenti per un’opera apparsa dal nulla. Non capitava da tempo che un dipinto mettesse d’accordo gli studiosi, imponendosi con una evidenza inequivocabile, e questo ci fa riflettere su ciò che resta, allo stato degli studi, a partire dalla mostra di Caravaggio curata da Roberto Longhi a Palazzo Reale di Milano nel 1951, vero atto di rinascita di Caravaggio dopo una damnatio memoriae durata circa tre secoli. Da questa data, il 1951, il nome di Caravaggio si infiamma ancora una volta, accendendo i desideri del mercato e dei critici, che si affannano a individuarne di nuovi, anche laddove, essi, Caravaggio non sono. E a disconoscerne altri che Caravaggio potrebbero essere, a volte anche con grande furbizia. Questo libro di Vittorio Sgarbi, dunque, non solo dà conto, per la prima volta, in modo molto sistematico, documentato e con un ricco apparato iconografico, dell’ultimo straordinario ritrovamento caravaggesco, l’Ecce Homo, a Madrid. Ma è anche l’occasione di percorrere un viaggio avventuroso ed entusiasmante nei labirinti, rivalità, furbizie che hanno accompagnato la riscoperta di Caravaggio, a partire da quel fatidico 1951, settanta anni fa esatti.

Ecce Caravaggio è il primo corposo saggio sull’Ecce Homo emerso lo scorso aprile (2021) in un’asta della casa spagnola Ansorena e da molti studiosi attribuito a Caravaggio. Il volume, in una elegante veste editoriale con copertina cartonata e sovraccoperta e ricco d’immagini stampate su carta patinata, è suddiviso in quattro parti: la prima è dedicata all’Ecce Homo Ansorena e accoglie un’introduzione di Vittorio Sgarbi, una testimonianza di Antonello Di Pinto (l’antiquario che ha riscontrato la presenza del dipinto nell’asta dello scorso aprile, dalla quale, com’è noto, l’opera venne poi ritirata per eccesso d’interesse), e i contributi scientifici di Francesca Curti, Michele Cuppone e Sara Magister. La seconda ripercorre invece sette decenni di critica caravaggesca a partire dalla “riscoperta” longhiana del 1951, con contributi di Sgarbi e Cuppone. La terza contiene invece i saggi di Barbara Savina e Giacomo Berra su due questioni aperte, ovvero, rispettivamente, il noto problema delle repliche delle opere caravaggesche e il caso del San Francesco in meditazione sulla morte tra possibili originali e copie. Il libro si chiude con l’ultima parte che include contributi (di Gianni Papi, Mina Gregori e Sgarbi: i primi due sono saggi già editi e fungono da contestualizzazione per il nuovo contributo di Sgarbi) attorno a un’ulteriore novità caravaggesca, una Maddalena in estasi, riemersa dopo decenni di oblio, che è stata esposta per la prima volta al Mart di Rovereto in una mostra curata dallo stesso Sgarbi.

Edoardo Mastrocola

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