
Torino Jazz Festival: i Don Karate travolgono il Bunker con un live senza etichette
Seconda giornata del Torino Jazz Festival e Radio Agorà 21 si è spinta verso gli spazi periferici torinesi, più precisamente nei pressi dell’ex scalo ferroviario Vanchiglia dove è situato il Bunker, suggestivo centro culturale che ospita diverse attività e iniziative tra cui il festival “Jazz is Dead!” che per l’occasione ha collaborato con il TJF per portare sul palco i Don Karate.
Il gruppo è un progetto del leader e fondatore Stefano Tamborrino, creativo e autodidatta batterista toscano, che dal 2017 fa parte del trio del sassofonista americano David Binney.
Inoltre nel corso degli anni ha collaborato con molti artisti di livello tra i quali: Stefano Bollani, Gianluca Petrella, Louis Cole, Hindi Zahra, ecc..
Assieme al leader sul palco del Bunker è salita una formazione allargata e di prestigio composta da Simone Graziano (tastiere), Francesco Ponticelli (basso), Nazareno Caputo (vibrafono), Annarita Cicoria (flauto), Rebecca Sammartano (flauto e voce) e per la parte delle arti visuali c’era Daniele Biondi.



L’ensemble ha messo in scena un viaggio che partendo dalla forma canzone si è spinta con attitudine jazz verso territori dance elettronici, cinematografici alla Carpenter e tribalismi africani, un percorso atipico, poco etichettabile che ha attinto dalle molteplici esperienze del batterista toscano e dai suoi variegati ascolti.
Una musica che anche nei momenti più pop si è innervata su ritmi insoliti, spezzati e melodie “deviate”.
E’ stato un gran bel sentire che ha suscitato nel pubblico un trasporto danzereccio ampliando i personali scenari musicali con un piglio intelligente e a tratti anche ironico del band leader.